Costruire inclusione a scuola: 5 buone prassi che fanno davvero la differenza

 

Nel contesto scolastico, per buone prassi si intendono tutte quelle azioni, metodologie didattiche o organizzative che, sperimentate in una determinata scuola o classe, hanno prodotto risultati positivi in termini di apprendimento, inclusione o benessere degli studenti, e che, proprio per la loro efficacia, sono state successivamente adottate e diffuse anche in altri contesti educativi.
Tra di esse, quelle che si posso ritenere applicabili in un contesto scolastico e utili per l'inclusione, troviamo:

💚Flessibilità: essa si riferisce alla capacità dell'insegnante e dell'organizzazione scolastica di adattare metodi, strumenti e strategie didattiche per rispondere ai diversi bisogni degli alunni all'interno di un curricolo comune, senza ricorrere necessariamente a percorsi differenziati. L’obiettivo è garantire l’accesso all'apprendimento a tutti, valorizzando le differenze e promuovendo l’inclusione. ciò può avvenire, ad esempio, attraverso l'utilizzo della LIM, la costruzione di mappe concettuali, il ricorso a mediatori iconici e simbolici, il cooperative learning, laboratori, esperienze di tutoraggio ecc...

💚Modifiche interne all'organizzazione della scuola: che potrebbe riguardare, ad esempio, la gestione dell’orario del docente di sostegno in funzione delle specifiche esigenze dell’alunno, la pianificazione di esperienze inclusive da realizzare con la classe, la stesura e l’attuazione del PEI e altre azioni finalizzate a garantire un percorso educativo efficace.

💚Continuità: che fa riferimento a quella che ci dovrebbe essere tra i vari ordini di scuola, attraverso la realizzazione di progetti "traino-ponte". Questi progetti mirano a ridurre il disorientamento che può derivare dai cambiamenti di ambiente, metodi didattici, e riferimenti relazionali. Vengono chiamati "traino" proprio perché aiutano a trascinare (accompagnare) l'alunno nel nuovo percorso, mantenendo un filo conduttore tra i vari ordini scolastici.

💚Formazione continua: che rappresenta un elemento molto importante nella definizione delle buone prassi poiché connota il desiderio di una scuola attiva nell'acquisizione di conoscenze e approcci sempre nuovi, nella gestione della didattica e delle problematiche educative degli alunni con particolari bisogni. 
La formazione continua dovrebbe riguardare tutti i docenti, di sostegno e curriculari, poiché la responsabilità di favorire il processo di inclusione e partecipazione appartiene a tutte le figure che ruotano attorno agli alunni. 

💚Costruzione di una rete di inclusione: essa è caratterizzata dalla progettazione di percorsi che siano il risultato di un'intensa collaborazione tra insegnante di sostegno e insegnanti curriculari. Spesso, infatti, si commette l'errore di pensare che l'unico responsabile della formazione, dell'inclusione, della "cura e controllo" dell'alunno con disabilità sia, esclusivamente, il docente di sostegno. 
Ma se è vero che quest'ultimo conosce meglio la patologia e tecniche di intervento più appropriate, è anche vero che l'insegnante curriculare "padroneggia" meglio i contenuti disciplinari della sua materia. Pertanto solo tramite una stretta collaborazione tra i vari docenti è possibile realizzare una rete d'inclusione adeguata alle esigenze dell'alunno. 

Promuovere l'inclusione non significa solo rispettare normative o linee guida, ma costruire ogni giorno contesti educativi in cui ogni alunno si senta accolto, valorizzato e messo nelle condizioni di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Le buone prassi non sono ricette fisse, ma scelte consapevoli, condivise e flessibili che nascono dall’ascolto, dalla collaborazione e dalla volontà di crescere insieme. 


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Prof. Giuliana

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