Disturbo Oppositivo Provocatorio a scuola: come riconoscerlo e affrontarlo
Nella mia scuola è recentemente arrivata una ragazza che vive in una comunità per minori a rischio. Fin dal suo ingresso ha mostrato atteggiamenti aggressivi, provocatori e poco rispettosi delle regole. Si presenta spesso in atteggiamento di sfida, con un comportamento ostile e costantemente sulla difensiva.
Questo suo modo di fare mi ha subito riportato alla mente i contenuti di vari manuali studiati, e, sebbene non vi sia ancora una diagnosi ufficiale, ho pensato subito alla possibilità di un Disturbo Oppositivo Provocatorio (D.O.P.).
Molti segnali sembrano coerenti con questo disturbo, e la preoccupazione di alcuni miei colleghi è che questa ragazza possa diventare fonte di problemi e tensioni nella classe. Tuttavia, credo che un approccio più informato e consapevole possa aiutare non solo a prevenire situazioni critiche, ma anche a favorire un clima più inclusivo e costruttivo. Ecco perché ritengo importante approfondire il D.O.P, per cercare di comprendere meglio le dinamiche che possono essere alla base del suo comportamento e individuare strategie educative e relazionali adeguate per intervenire nel modo più efficace possibile.
Partiamo, innanzitutto, col definire tale disturbo.
Il D.O.P. è un disturbo che presenta una modalità di comportamento negativista, ostile e provocatorio, caratterizzato da un umore spesso collerico e irritabile, comportamenti polemici e provocatori con possibili conseguenze di tipo vendicativo.
I soggetti con Disturbo Oppositivo Provocatorio manifestano frequentemente una resistenza attiva e ostinata alle richieste degli adulti e alle regole stabilite. Tendono a mettere in atto comportamenti provocatori o di disturbo nei confronti degli altri, e mostrano difficoltà ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni, attribuendo spesso la colpa agli altri per i propri errori o comportamenti problematici.
Il D.O.P. interferisce quasi sempre con le proprie relazioni interpersonali e con le prestazioni scolastiche.
Ecco come viene solitamente classificato secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali):
1. Forma lieve
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Descrizione: I comportamenti oppositivi si manifestano solo in un contesto (ad esempio a casa, a scuola o con i pari).
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Esempi: Un ragazzo può essere molto provocatorio e sfidante con i genitori, ma comportarsi in modo relativamente adeguato a scuola o con altri adulti.
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Intervento: Spesso bastano strategie educative e relazionali mirate per migliorare la situazione, magari con il supporto della famiglia e della scuola. L'obiettivo dovrebbe essere quello di prevenire l'aggravarsi del comportamento e costruire un rapporto di fiducia. Risulta fondamentale stabilire poche regole chiare, esplicite e coerenti, così da fornire al ragazzo dei riferimenti stabili. Un ambiente strutturato e prevedibile aiuta a ridurre l’ansia e a contenere i comportamenti oppositivi. È, inoltre, molto utile valorizzare e rinforzare positivamente i comportamenti adeguati, anche attraverso semplici gratificazioni verbali, per incoraggiare atteggiamenti collaborativi. Nei confronti delle provocazioni lievi è consigliabile non reagire in modo impulsivo o emotivamente carico, per evitare di innescare un’escalation del conflitto. Infine, risulta particolarmente efficace mantenere un’alleanza educativa con la famiglia e con gli altri insegnanti, così da garantire coerenza e continuità negli interventi messi in atto.
2. Forma moderata
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Descrizione: I comportamenti si verificano in almeno due contesti (ad esempio a casa e a scuola).
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Esempi: Il ragazzo si mostra provocatorio sia con i genitori che con gli insegnanti, o anche con i pari.
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Intervento: In questi casi è necessario un lavoro più articolato, che coinvolga in modo attivo sia la famiglia che la scuola. La comunicazione costante tra adulti di riferimento è fondamentale per offrire al ragazzo messaggi coerenti e unificati. È utile insegnare tecniche di regolazione emotiva, affinché il ragazzo impari a riconoscere i segnali di rabbia o frustrazione e a gestirli in modo più funzionale. Percorsi di educazione socio-emotiva, finalizzati a sviluppare empatia, ascolto e gestione del conflitto, possono rivelarsi estremamente efficaci. Un contratto educativo, costruito con il coinvolgimento diretto del ragazzo, aiuta a definire obiettivi chiari e conseguenze condivise. In molti casi può essere opportuno attivare un supporto psicologico, sia individuale che in piccoli gruppi, per approfondire le difficoltà emotive e relazionali sottostanti.
3. Forma grave
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Descrizione: I comportamenti oppositivi sono presenti in tre o più contesti e tendono a essere molto intensi e persistenti.
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Esempi: Il ragazzo ha difficoltà serie a casa, a scuola e nelle relazioni con i coetanei, con atteggiamenti fortemente ostili, vendicativi o provocatori.
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Intervento: In queste situazioni è essenziale attivare un intervento multidisciplinare che coinvolga diverse figure professionali, come psicologi, educatori, assistenti sociali e, se necessario, un neuropsichiatra infantile. È importante predisporre un piano educativo personalizzato, che tenga conto delle caratteristiche specifiche del ragazzo e offra la possibilità di adattamenti didattici e relazionali. Il contenimento relazionale da parte di adulti stabili e capaci di mantenere la calma risulta cruciale per la gestione quotidiana. Le tecniche cognitivo-comportamentali sono spesso utili per intervenire sui pensieri disfunzionali e sull'impulsività, aiutando il ragazzo a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé. Anche la classe deve essere sostenuta: prevenire l’isolamento o la stigmatizzazione del compagno con D.O.P. e promuovere un clima positivo e coeso contribuisce a ridurre i conflitti e a favorire l’inclusione.
Detto ciò, è importante ricordare che il D.O.P. non è un'etichetta, ma una cornice di riferimento utile per capire il comportamento del ragazzo e intervenire in modo più efficace e comprensivo. In ogni caso, è fondamentale evitare confronti diretti e punitivi, che tendono a rinforzare l'oppositività. Il cambiamento richiede tempo, pazienza, coerenza e una rete di adulti capaci di offrire contenimento e fiducia.
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Prof. Giuliana
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