Come insegnante mi è capitato di avere a che fare con moltissimi ragazzi, di diverse età e con diverse caratteristiche. Ragazzi con modi di agire, pensare e relazionarsi differenti e, con onestà, vi dico che non sempre sono riuscita ad entrare in empatia con ognuno di loro.
A volte bastava poco: un sorriso, un' espressione del volto, una confidenza e subito scattava quella scintilla, che mi portava a "connettermi" con lui o lei in maniera quasi magica.
In altri casi ho avuto veramente difficoltà, quella scintilla tardava ad arrivare e a volte non è mai arrivata.
Spesso mi sono chiesta il perché e mi sentivo quasi in difetto verso questi alunni con i quali non riuscivo a costruire un'intesa, un legame e che a volte, non mi vergogno a dirlo, verso i quali provavo fastidio e insofferenza.
Ma siamo umani! E sebbene l'empatia sia qualcosa di innato nell'essere umano, non è per tutti così.
Essere empatici consiste nella capacità di riuscire a sentire come si sente l'altro, trovando un aggancio emotivo grazie al quale condurre, in questo caso l'alunno, verso uno stato emotivo diverso.
L'alunno "agganciato" si sente compreso, non più solo e riesce a passare, ad esempio, da uno stato di passività ad una disposizione attiva e proattiva, da uno stato di sfiducia ad uno di fiducia, dalla svogliatezza alla buona volontà.
Ma perché l'empatia è così importante?
In primo luogo perché rafforza le relazioni interpersonali permettendo di creare legami più profondi e sinceri.
Quando qualcuno sente di essere ascoltato davvero e le sue emozioni capite, anche la percezione di se stesso cambia, sentendo di essere accettato, di avere valore e, cosa non meno importante, di non essere solo.
🔑Ad esempio: provate ad immaginare un alunno che vi racconti di avere avuto una giornata difficile, invece di "liquidarlo" dicendo "Capita a tutti, non ci pensare", gli/le dicessimo "immagino che sia stata molto dura per te, ti va di raccontarmi?" lui/lei si sentirà vista e compresa, rafforzando il vostro legame.
L'empatia, inoltre, riduce i conflitti, perché aiuta a comprendere le motivazioni altrui, anche quando non si è d’accordo. Questo evita fraintendimenti e reazioni impulsive. Quando riusciamo a “metterci nei panni dell’altro”, siamo meno portati a giudicare e più propensi a trovare un punto di incontro.
🔑Ad esempio: in una discussione con un alunno che spesso è impreparato e rifiuta di essere interrogato, invece di dire “Non sei mai preparato e se continui così quest'anno sarai bocciato!”, si potrebbe dire “Capisco che c'è qualcosa che non va e poiché è anche importante che tu venga interrogato, cerchiamo di capire come trovare una soluzione insieme...” Questo cambia il tono e apre al dialogo.
In un contesto lavorativo o scolastico, l'empatia permette alle persone di lavorare meglio insieme, ascoltarsi, supportarsi e affrontare i problemi come una squadra, anziché in competizione.
🔑 Ad esempio: se un collega è in ritardo con una consegna per vari problemi e gli offri il tuo aiuto, lui si sentirà sostenuto, e in futuro sarà più incline a collaborare con te o ad aiutarti a sua volta quando sarai tu ad averne bisogno.
Infine, quando siamo empatici, diventiamo più attenti alle differenze (culturali, personali, emotive) e smettiamo di giudicare in base ai nostri soli schemi. Questo crea un ambiente in cui tutti si sentono accolti e valorizzati per ciò che sono.
Come dicevo prima, sebbene l'empatia sia qualcosa di innato in noi esseri umani, non per tutti è così semplice ed immediato, ma vi assicuro, anche per esperienza personale, che essa può essere sviluppata, con un po' di allenamento e attraverso un percorso individuale specifico.
E se la scintilla non dovesse scoccare, non arrendetevi mai, provate e riprovate, perché per certi alunni possiamo veramente fare la differenza!
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Prof. Giuliana
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