L'insegnante di sostegno: storia, evoluzione e ruolo nella scuola inclusiva
L'inclusione scolastica è uno dei pilastri della scuola contemporanea. Parlare dell'insegnante di sostegno significa raccontare un percorso di trasformazione culturale, educativa e sociale che ha portato a riconoscere ogni alunno come portatore di diritti, potenzialità e dignità. Questa figura professionale, oggi più che mai centrale, nasce da una lunga storia di lotte, conquiste legislative e cambiamenti di paradigma. Ma chi è l’insegnante di sostegno? Com'è nato questo ruolo e come si è evoluto nel tempo?
1. Le origini: dall'emarginazione all'inizio del cambiamento
Fino agli anni '60 e '70, in Italia l’educazione degli alunni con disabilità era affidata a istituti speciali o a classi differenziali. Si trattava di percorsi scolastici separati, spesso stigmatizzanti, che non favorivano l’inclusione né il riconoscimento del diritto all'istruzione per tutti.
Le "classi speciali" rappresentavano un modello segregante: i bambini con disabilità venivano allontanati dalla scuola comune, con l'idea che non potessero trarne beneficio o che fossero “di intralcio” al normale andamento didattico.
Questo approccio rifletteva una concezione esclusivamente assistenzialista e medicalizzante della disabilità, che oggi sappiamo essere superata.
2. La svolta degli anni '70: la legge 517/1977
Una delle svolte più importanti per l’inclusione scolastica italiana è arrivata con la Legge 517 del 1977, che ha sancito l’abolizione delle classi differenziali e l’inserimento degli alunni con disabilità nelle classi comuni.
Con questa legge nasce ufficialmente la figura dell’insegnante di sostegno, incaricata di favorire l’integrazione scolastica degli alunni con bisogni educativi speciali all'interno della classe.
La scuola inizia così a diventare un luogo per tutti, non più riservato solo a chi risponde a certi standard cognitivi o comportamentali.
3. L’evoluzione del ruolo
Nel corso degli anni, il ruolo dell’insegnante di sostegno si è profondamente trasformato. Se inizialmente era visto come una figura “aggiunta”, spesso incaricata di lavorare separatamente con l’alunno con disabilità, oggi si punta a una co-progettazione e a una co-titolarità del processo educativo.
Con l’introduzione della Legge 104/1992 e, più recentemente, con il D.Lgs. 66/2017, si è affermato sempre di più il concetto di scuola inclusiva, in cui l’insegnante di sostegno collabora attivamente con l’intero team docente, partecipando alla vita della classe a pieno titolo.
Il focus si è spostato: non più solo l’alunno da “includere”, ma l’intero contesto scolastico da rendere capace di accogliere le differenze.
I percorsi di specializzazione per insegnanti di sostegno: un'evoluzione normativa e formativa
La formazione degli insegnanti di sostegno in Italia ha seguito un percorso articolato, rispecchiando l'evoluzione delle politiche educative e dell'approccio all'inclusione scolastica.
Anni '70 - '80: i primi corsi biennali post-legge 517/1977
Con l'approvazione della Legge 517/1977, che sanciva l'integrazione degli alunni con disabilità nelle classi comuni, si rese necessaria la formazione di docenti specializzati. Furono istituiti corsi biennali teorico-pratici, con un totale di 1.300 ore suddivise tra area informativa (600 ore) e area formativa (700 ore), quest'ultima comprendente almeno 400 ore di tirocinio. Questi corsi erano organizzati da istituti riconosciuti dal Ministero della Pubblica Istruzione .
Anni '90 - 2000: le Scuole di Specializzazione all'Insegnamento Secondario (SSIS)
Nel 1999 furono attivate le SSIS, percorsi biennali universitari che offrivano l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole secondarie e, opzionalmente, la specializzazione per il sostegno. Le SSIS rappresentarono un passo avanti nella formazione dei docenti, ma furono soppresse nel 2009, lasciando spazio a nuovi modelli formativi .
Dal 2011: il Tirocinio Formativo Attivo (TFA) per il sostegno
Nel 2011 fu introdotto il TFA, un percorso annuale universitario finalizzato all'abilitazione all'insegnamento. A partire dal terzo ciclo, il TFA è stato dedicato esclusivamente alla specializzazione per il sostegno. Il corso prevede l'acquisizione di 60 CFU, suddivisi tra insegnamenti teorici, laboratori, tirocini diretti e indiretti, e una prova finale. La durata minima è di 8 mesi, con frequenza obbligatoria per tirocini e attività laboratoriali.
Recenti sviluppi: percorsi abbreviati e nuove modalità
Recentemente, sono stati introdotti percorsi abbreviati di 40 CFU per docenti con esperienza pregressa nel sostegno, al fine di valorizzare le competenze acquisite sul campo e facilitare l'accesso alla specializzazione
4. Il profilo professionale dell’insegnante di sostegno oggi.
Oggi, l’insegnante di sostegno è un docente specializzato che ha seguito un percorso di formazione specifico, con competenze pedagogiche, psicologiche e didattiche orientate all'inclusione.
Ha il compito di:
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favorire l’apprendimento e la partecipazione dell’alunno con disabilità;
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collaborare con i docenti curricolari per adattare metodologie e materiali;
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mantenere un dialogo costante con la famiglia;
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partecipare alla stesura del PEI (Piano Educativo Individualizzato) insieme al GLO (Gruppo di Lavoro Operativo);
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promuovere un clima di classe positivo e accogliente per tutti.
È una figura chiave per una scuola che riconosce le potenzialità di ciascuno, al di là delle etichette e delle diagnosi.
5. Sfide e opportunità
Non mancano, tuttavia, le criticità. L’insegnante di sostegno è spesso costretto a lavorare in condizioni di precarietà, con incarichi annuali che non garantiscono continuità didattica. Le risorse non sempre sono sufficienti, e la formazione iniziale e in servizio può risultare frammentaria.
Nonostante ciò, ogni giorno, questi insegnanti portano nelle scuole uno sguardo competente e attento alla diversità come valore. Offrono opportunità di crescita non solo agli alunni con disabilità, ma a tutta la classe, favorendo un approccio cooperativo, empatico e flessibile.
6. Conclusione
La figura dell’insegnante di sostegno rappresenta uno dei cardini della scuola italiana inclusiva. È il simbolo concreto di un cambiamento culturale che ha attraversato decenni, e che ancora oggi continua a interrogare e trasformare il sistema educativo.
Valorizzarne il ruolo, ascoltarne le difficoltà e investire nella formazione e nel riconoscimento professionale significa scegliere una scuola che non lascia indietro nessuno.
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