Questi due modi opposti di vivere il tempo e gli imprevisti hanno radici profonde, che partono dal nostro temperamento e dal nostro stile di adattamento al mondo.
1) Le “ancore” della routine
Segnali tipici
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Programmano molto in anticipo, faticano a “improvvisare”.
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Si aggrappano a orari e sequenze (prima A, poi B), si bloccano se l’ordine cambia.
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Nei bambini: transizioni difficili (uscire di casa, cambiare attività), tante domande anticipatorie (“e dopo?”).
Punti di forza
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Costanza, affidabilità, capacità di costruire abitudini sane.
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Apprendimento profondo nei contesti stabili.
Rischi
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Rigidità, evitamento dell’imprevisto, fatica a cogliere opportunità.
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Stress elevato quando l’ambiente è incerto.
2) I “cercatori di novità”
Segnali tipici
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Partono fortissimo, poi calano quando la novità svanisce.
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Accumulano progetti, faticano a chiudere.
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Nei bambini: entusiasmo all’inizio, inquietudine quando si “struttura”.
Punti di forza
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Creatività, adattabilità, spirito imprenditoriale, capacità di vedere possibilità dove altri vedono limiti.
Rischi
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Frammentazione, fatica a “mettere radici”, ricerca dell’adrenalina come unico carburante, altalene umorali.
Chi ama la routine, se da un lato gode della rassicurante stabilità delle proprie giornate, dall’altro rischia di irrigidirsi, di perdere flessibilità e di vivere con fatica quegli inevitabili cambiamenti che la vita, prima o poi, mette sul nostro cammino. Ogni deviazione dal percorso stabilito può diventare fonte di ansia o di frustrazione.
Chi invece ama il cambiamento, se da un lato si arricchisce di nuove esperienze e stimoli, dall’altro corre il rischio di non mettere mai radici. L’adrenalina della novità può trasformarsi in una dipendenza silenziosa, spingendo a inseguire sempre “il prossimo brivido” senza fermarsi mai davvero a godere del presente.
4) L’equilibrio possibile: routine come base, cambiamento come spezia
E tu? Ti riconosci di più in chi ha bisogno di punti fermi o in chi cerca sempre nuove avventure?
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Grazie ❤
Prof. Giuliana
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