Ci sono momenti in cui ci si ritrova intrappolati in un lavoro che non ci piace più.
Un lavoro che non ci stimola, non ci rappresenta, non ci fa sentire vivi.
Eppure, a volte, non possiamo semplicemente lasciarlo andare: perché ci serve per costruire qualcosa di più grande, per raggiungere un obiettivo, per guadagnare punteggi, esperienza o stabilità.
Ci diciamo “è solo per un periodo”, ma intanto quel periodo pesa.
Ogni giorno, lo sforzo per trovare motivazione aumenta, mentre cresce la distanza tra ciò che facciamo e ciò che desideriamo davvero.
Ci si sente come sospesi: non più dove si vorrebbe essere, ma non ancora dove si sogna di arrivare.
È una terra di mezzo fatta di doveri, routine, e pensieri che si ripetono.
In queste fasi, è facile sentirsi frustrati, demotivati, perfino sbagliati.
Ogni mattina ci si alza con un peso sul petto, e spesso l’ansia arriva proprio nel tragitto verso quel posto che non sentiamo “nostro”.
Ci si chiede: “Ma che senso ha tutto questo?”
Eppure, forse, dovremmo provare a riformulare il senso di ciò che stiamo vivendo.
Questo non è un “restare fermi”: è un tempo di transizione, un ponte tra ciò che siamo oggi e ciò che vogliamo diventare.
Un allenamento alla pazienza, alla resilienza, alla capacità di tollerare l’attesa senza perdere di vista il nostro scopo.
Ogni percorso, anche quello più difficile, porta con sé un insegnamento.
Ci sono fatiche che non scegliamo, ma che ci fortificano.
Ci sono lavori che non amiamo, ma che ci preparano — ci ricordano cosa non vogliamo più essere e ci avvicinano, passo dopo passo, a ciò che vogliamo diventare.
Non dobbiamo amare tutto ciò che facciamo, ma possiamo sempre scegliere come viverlo.
Possiamo alleggerire il viaggio, creare piccole abitudini di benessere, coltivare passioni nel tempo libero, circondarci di persone che ci ispirano, ricordarci ogni giorno perché stiamo facendo questo sforzo.
Perché, anche se oggi sembra solo fatica, un giorno capiremo che questo pezzo di strada era necessario.
Serviva per costruire in noi la determinazione, la consapevolezza e la forza che ci permetteranno di riconoscere — e custodire — il lavoro che davvero ci farà sentire realizzati.
E allora, sì, forse oggi non siamo dove vorremmo essere.
Ma stiamo comunque andando nella direzione giusta.
✨ E tu? Ti sei mai trovata o trovato in un lavoro che non ti faceva stare bene, ma che hai scelto di portare avanti per arrivare altrove?
Raccontamelo nei commenti: condividere le nostre esperienze può essere d’aiuto a chi sta vivendo la stessa fase.
Se ti interessano riflessioni e contenuti su crescita personale, scuola e pedagogia,
seguimi anche su Instagram 👈: lì troverai ogni settimana nuovi spunti e approfondimenti.
Commenti
Posta un commento