Educare alla responsabilità emotiva



Oggi voglio raccontarvi un piccolo episodio capitato ieri sera. Mio figlio di 4 anni, in un momento di rabbia verso il fratello maggiore, ha dato un calcio al barattolo dei pennarelli. Lo aveva messo a terra mentre decorava con entusiasmo una pista per macchinine fatta di cartone.

Un gesto impulsivo, carico di frustrazione. I pennarelli sono volati ovunque.

Lo abbiamo rimproverato, con calma ma con fermezza, e gli abbiamo chiesto di raccogliere tutto. La sua risposta è stata un secco "No". Anzi, ha rincarato la dose: "Li raccogli tu!"

Ovviamente ho mantenuto la linea: "Li hai fatti cadere tu, quindi li raccogli tu. Se vuoi, però,  puoi chiedere aiuto."

Lui fissava quel caos, in lacrime. Lui che non ama il disordine, ora ne era il responsabile. Si trovava in un turbinio di emozioni: rabbia, senso di colpa, orgoglio e disagio. Tutto insieme.

Alla fine ha raccolto tutto, a modo suo, con lentezza, ancora in lacrime. Ma l'ha fatto!

Ecco, in quel momento ho visto qualcosa di importante:
La fatica di affrontare le conseguenze.
Il valore della riparazione.
La crescita che passa anche (e soprattutto) da questi piccoli inciampi.

No, non è stato un capriccio. Era una battaglia interiore tra "non voglio" e "so che devo". E l'ha vinta lui, nel modo più difficile: facendo, pur piangendo.

Alla fine è tornato da me, ancora con gli occhi lucidi, ma orgoglioso "Mamma, ho raccolto tutto!" 

A 4 anni, l'autoregolazione delle emozioni è ancora in costruzione: i bambini sanno già distinguere il bene dal male, ma spesso non riescono ancora a gestire la frustrazione che nasce dai conflitti.

Ecco alcuni spunti di riflessione su quanto accaduto:

1. La rabbia e il dispetto:
Il gesto del calcio al barattolo è stata una reazione impulsiva, dettata dalla rabbia. Non voleva tanto distruggere quanto esprimere il suo disagio verso il fratello. È un comportamento immaturo, ma coerente con l’età.

2. Il rifiuto e la richiesta provocatoria ("li raccogli tu"):
Stava probabilmente cercando una via d’uscita dall'imbarazzo e dalla frustrazione. A quell'età, l'orgoglio e il senso di giustizia possono cozzare tra loro: sa di aver sbagliato, ma l'idea di "riparare" può sembrargli un'umiliazione.

3. Il disordine che lo sovrasta:

Il fatto che non ami il disordine rende tutto più complesso. Era arrabbiato, ma poi il caos creato lo ha messo a disagio. Le emozioni si sono sovrapposte: rabbia, colpa, frustrazione, disagio. Non è semplice da reggere a 4 anni.

4. La mia reazione:

Mantenere la posizione è stato giusto: non ho ceduto alla provocazione, ma ho anche offerto un’alternativa gentile ("puoi chiedere aiuto"). Questo gli insegna che le emozioni forti non sono un alibi per evitare le conseguenze, ma che la riparazione può essere condivisa, se fatta con rispetto.Ogni volta che un bambino raccoglie ciò che ha sparso, qualcosa dentro di lui si riordina un po'.

5. Il pianto mentre raccoglieva:
Quel pianto è stato un momento educativo fortissimo. Non era un capriccio, ma l'elaborazione del conflitto interno. Raccogliendo e piangendo, tuo figlio ha compiuto un piccolo ma importante passo verso la consapevolezza e la responsabilità.

Educare non è evitare i conflitti, ma accompagnarli. Con presenza, con regole chiare, ma anche con ascolto e comprensione.


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Grazie ❤

Mamma Giuliana 😉

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