L’assistente all'autonomia e alla comunicazione: una figura chiave, troppo spesso invisibile.

 

Nelle nostre scuole esistono figure professionali fondamentali per garantire il diritto all'inclusione e al benessere di tutti gli alunni e le alunne. Una di queste è l’assistente all'autonomia e alla comunicazione, un ruolo prezioso ma ancora troppo poco conosciuto, valorizzato e tutelato.

Chi è l’assistente all'autonomia e alla comunicazione?

L’assistente all'autonomia e alla comunicazione è un professionista che affianca alunni e alunne con disabilità, con il compito di supportarli nel raggiungimento del massimo grado possibile di autonomia personale e di efficacia comunicativa.
Questa figura lavora in sinergia con insegnanti curricolari e di sostegno, con le famiglie e con gli specialisti del territorio, contribuendo a costruire percorsi educativi personalizzati e realmente inclusivi.

Cosa fa nel concreto?

Le mansioni dell’assistente variano in base al profilo dell’alunno seguito, ma possono includere:

  • Facilitare la comunicazione con pari e adulti, anche attraverso l’uso di CAA (comunicazione aumentativa alternativa), LIS o altre strategie;

  • Promuovere l’autonomia personale (cura di sé, mobilità, organizzazione del materiale, gestione del tempo);

  • Favorire la partecipazione attiva alla vita scolastica e alle attività didattiche;

  • Supportare la regolazione emotiva e relazionale;

  • Costruire un rapporto di fiducia e continuità educativa con l’alunno.

Spesso, l’assistente diventa un punto di riferimento fondamentale, una figura stabile che accoglie, accompagna e motiva.

Come si diventa assistente all'autonomia e alla comunicazione?

Per svolgere questo ruolo è generalmente richiesto un titolo di studio di scuola superiore accompagnato da una formazione specifica, come:

  • Corsi di qualifica professionale regionali (della durata di 800-900 ore, con tirocini);

  • Lauree in Scienze dell’educazione o in ambito psicopedagogico.

Purtroppo, non esiste ancora un inquadramento nazionale univoco, e i requisiti possono variare da regione a regione, rendendo l’accesso alla professione disomogeneo.

Una figura "di serie B"?

Nonostante l'importanza del loro ruolo, gli assistenti all'autonomia e alla comunicazione sono spesso considerati figure marginali:

  • Sono assunti da cooperative o enti locali, con contratti precari e orari frammentati;

  • Le retribuzioni sono basse e spesso non corrispondono al valore del lavoro svolto;

  • Manca un vero riconoscimento giuridico e contrattuale della professione.

Questa situazione genera frustrazione e turn-over, danneggiando soprattutto gli alunni che necessitano di continuità e stabilità.

Perché è una figura da valorizzare?

L’assistente all'autonomia e alla comunicazione rappresenta un tassello fondamentale del mosaico dell’inclusione scolastica. È una figura ponte tra scuola e alunno, tra bisogni speciali e possibilità reali, tra difficoltà e conquiste quotidiane.

Dovrebbe essere:

  • Riconosciuta pienamente come figura educativa;

  • Inquadrata in un sistema nazionale chiaro, con formazione adeguata e aggiornamento continuo;

  • Assunta con contratti stabili e dignitosi.

Valorizzare l’assistente all'autonomia e alla comunicazione significa credere davvero in una scuola inclusiva, capace di accogliere ogni alunno per ciò che è e per ciò che può diventare.

Una scuola che non lascia indietro nessuno!


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Prof. Giuliana

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